ADORAZIONE EUCARISTICA

Adorazione del 25 giugno 2020

Preghiera
Signore Gesù, siamo qui raccolti davanti a te.
Tu sei il Figlio di Dio fatto uomo, da noi crocifisso e dal Padre Risuscitato.
Tu, la via, la verità e la vita: tu, che solo hai parole di vita eterna.
Tu, l'unico fondamento della nostra salvezza,
e l'unico nome da invocare per avere speranza.
Tu l'immagine del Padre e il donatore dello Spirito;
tu, l'Amore: l'Amore non amato.
Signore Gesù, noi crediamo in te, ti adoriamo, ti amiamo con tutto il nostro cuore, 
e proclamiamo il tuo nome al di sopra di ogni altro nome.
Signore Gesù rendici vigilanti nell'attesa della tua venuta.
(Beato Giovanni Paolo II)

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Prima meditazione

Come Gesù Cristo si offrì allora in espiazione dei nostri peccati e per meritarci tutti gli aiuti necessari per conseguire la vita eterna, così si offre ora perché ci siano realmente rimessi i peccati e ci sia concessa la divina grazia, ossia perché ci siano applicati i meriti della Sua passione e morte. Il sacrificio del Golgota è l'erario inesausto ove sta chiuso il prezzo del nostro riscatto; quello dell'altare è la chiave che ci apre l'ingresso all'erario, affinché ce ne arricchiamo; quello del Golgota è la fonte e l'origine della nostra santificazione, quello dell'altare è il mezzo con cui dobbiamo santificarci. Del resto, tra quello e questo non c'è altra differenza che nel modo di offrirlo. Dice il Concilio di Trento: il sacrificio del Golgota è stato offerto con spargimento di sangue, mentre quello dell'altare si compie senza effusione di sangue, ma la Persona offerente e la Vittima offerta è sempre la stessa, cioè è sempre Gesù Cristo, che morì un tempo sul Calvario e si immola oggi sull'altare. Voi vedete, infatti, che il sacerdote celebrante, in tutta la liturgia della S. Messa, funge da Ministro della Chiesa, quando però si tratta della consacrazione si tramuta in certo modo, e si incorpora con la Persona stessa di Gesù Cristo e, quasi fosse Gesù stesso, pronunzia le tremende parole in nome proprio: QUESTO È IL MIO CORPO... QUESTO È IL MIO SANGUE. Il Crocifisso stesso che si eleva sull'altare tra i candelieri, non è anch'esso una prova di questo che io dico? La Chiesa non vuole che si celebri la S. Messa dove non c'è un Crocifisso, e mancherebbe gravemente il sacerdote che celebrasse senza il Crocifisso. Come sul Calvario fu inalberata la croce con Gesù Crocifisso, così anche qui sull'altare, si solleva la croce con l'immagine del Crocifisso. Con quale riverenza, dunque, con quale rispetto dobbiamo noi assistere al santo sacrificio della Messa! Se ci fossimo trovati sul Calvario, quando Gesù morì sulla croce, con quali sentimenti di fede, di amore, di compunzione vi avremmo assistito! Vi pare che vi saremmo stati distratti, svagati, guardando attorno con spirito di indifferenza, come si suole fare spesso? Gesù è quello stesso che si sacrificò un giorno sul Calvario e che si offre ora nella S. Messa all'Eterno Suo Padre per i nostri peccati e la salvezza del mondo; perché dunque di portarci come se non sapessimo che cos'è la S. Messa? Ricordate che noi, non solo siamo testimoni di questo grande sacrificio, perché l'atto si compie sotto i nostri occhi, ma siamo anche offerenti, perché offriamo con Gesù lo stesso sacrificio. Se vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, Madre e modello della Chiesa. Nel racconto dell'istituzione dell'Eucaristia, la sera del Giovedì Santo, non si parla di Maria. Si sa invece che Ella era presente tra gli Apostoli, «concordi nella preghiera» (At 1,14). Ma al di là della sua partecipazione al convito eucaristico, il rapporto di Maria con l'Eucaristia si può indirettamente delineare a partire dal suo atteggiamento interiore. Maria è donna eucaristica con l'intera sua vita. Maria ci può guidare verso questo Santissimo Sacramento, perché ha con esso una relazione profonda. La Chiesa, guardando a Maria come a suo modello, è chiamata ad imitarla anche nel suo rapporto con questo Mistero santissimo. Se l'Eucaristia è mistero di fede, che supera tanto il nostro intelletto da obbligarci al più puro abbandono alla parola di Dio, nessuno come Maria può esserci di sostegno e di guida in simile atteggiamento. Il nostro ripetere il gesto di Cristo nell'Ultima Cena in adempimento del suo mandato: «Fate questo in memoria di me!» diventa al tempo stesso accoglimento dell'invito di Maria ad obbedirgli senza esitazione: «Fate quello che vi dirà » (Gv 2,5). Con la premura materna testimoniata alle nozze di Cana, Maria sembra dirci: «Non abbiate tentennamenti, fidatevi della parola di mio Figlio. Egli, che fu capace di cambiare l'acqua in vino, è ugualmente capace di fare del pane e del vino il suo corpo e il suo sangue, consegnando in questo mistero ai credenti la memoria viva della sua Pasqua, per farsi in tal modo "pane di vita"». (Ecclesia de Eucharistia 53-54)

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Seconda meditazione

In un certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l'Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per l'incarnazione del Verbo di Dio. L'Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l'Incarnazione. Maria concepì nell'Annunciazione il Figlio divino nella verità anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue del Signore. C'è un'analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell'Angelo, e l'amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva «per opera dello Spirito Santo» era il « Figlio di Dio » (cfr Lc 1,30-35). In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico, ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, si rende presente con l'intero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino. «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45): Maria ha anticipato, nel mistero dell'Incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa. Quando, nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, «tabernacolo» - il primo «tabernacolo» della storia - dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all'adorazione di Elisabetta, quasi « irradiando » la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria. E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l'inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica? (Ecclesia de Eucharistia 55)

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Terza meditazione

Maria fece sua, con tutta la vita accanto a Cristo, e non soltanto sul Calvario, la dimensione sacrificale dell'Eucaristia. Quando portò il bimbo Gesù al tempio di Gerusalemme « per offrirlo al Signore » (Lc 2,22), si sentì annunciare dal vecchio Simeone che quel Bambino sarebbe stato « segno di contraddizione » e che una « spada » avrebbe trapassato anche l'anima di lei (cfr Lc 2,34-35). Era preannunciato così il dramma del Figlio crocifisso e in qualche modo veniva prefigurato lo « stabat Mater » della Vergine ai piedi della Croce. Preparandosi giorno per giorno al Calvario, Maria vive una sorta di « Eucaristia anticipata », si direbbe una « comunione spirituale » di desiderio e di offerta, che avrà il suo compimento nell'unione col Figlio nella passione, e si esprimerà poi, nel periodo post-pasquale, nella sua partecipazione alla Celebrazione eucaristica, presieduta dagli Apostoli, quale « memoriale » della passione.
Come immaginare i sentimenti di Maria, nell'ascoltare dalla bocca di Pietro, Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell'Ultima Cena: « Questo è il mio corpo che è dato per voi » (Lc 22,19)? Quel corpo dato in sacrificio e ripresentato nei segni sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo grembo! Ricevere l'Eucaristia doveva significare per Maria quasi un riaccogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all'unisono col suo e un rivivere ciò che aveva sperimentato in prima persona sotto la Croce. (Ecclesia de Eucharistia 56)

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Quarta meditazione

«Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19). Nel «memoriale» del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella sua passione e nella sua morte. Pertanto, non manca ciò che Cristo ha compiuto anche verso la Madre a nostro favore. A lei infatti consegna il discepolo prediletto e, in lui, consegna ciascuno di noi: «Ecco tuo figlio!». Ugualmente dice anche a ciascuno di noi: «Ecco tua madre!» (cfr Gv 19,26-27). Vivere nell'Eucaristia il memoriale della morte di Cristo, significa prendere con noi colei che ci viene donata come Madre e assumere l'impegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla sua scuola e lasciandoci accompagnare da lei. Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche. Se Chiesa ed Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia. Anche per questo il ricordo di Maria nella Celebrazione eucaristica è unanime, sin dall'antichità, nelle Chiese dell'Oriente e dell'Occidente. Nell'Eucaristia la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria. È verità che si può approfondire rileggendo il Magnificat in prospettiva eucaristica. L'Eucaristia come il cantico di Maria, è innanzitutto lode e rendimento di grazie. Quando Maria esclama: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio salvatore», ella porta in grembo Gesù. Loda il Padre per Gesù, ma lo loda anche in Gesù e con Gesù. E precisamente questo il vero atteggiamento eucaristico. Se il Magnificat esprime la spiritualità di Maria, nulla più di questa spiritualità ci aiuta a vivere il mistero eucaristico. L'Eucaristia ci è data perché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutta un magnificat. (Ecclesia de Eucharistia 57-58)

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