SANTO ROSARIO

In molti paesi, la pratica del culto cristiano è stata interrotta dalla pandemia Covid-19. I fedeli non hanno potuto incontrarsi nelle chiese, non hanno potuto partecipare sacramentalmente al sacrificio eucaristico. Questa situazione è fonte di grande sofferenza. E' anche un'opportunità che Dio ci offre per comprendere meglio la necessità e il valore del culto liturgico.

Il cardinale Sara, come cardinale prefetto della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, ma soprattutto in profonda comunione nell'umile servizio di Dio e della sua Chiesa, offre una meditazione ai suoi fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio e al popolo di Dio per cercare di imparare alcune lezioni da questa situazione.

MISTERI DOLOROSI

1° mistero: Gesù che prega nell'Orto degli ulivi
Dal Vangelo secondo Marco
Giunsero intanto a un podere chiamato Getsemani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu».

Meditazione
COSTITUZIONE SULLA SACRA LITURGIA

SACROSANCTUM CONCILIUM DEL CONCILIO VATICANO II

La liturgia, specialmente nel divino sacrificio dell'eucaristia, contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa. Questa ha infatti la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina. In tal modo la liturgia, mentre ogni giorno edifica quelli che sono nella Chiesa per farne un tempio santo nel Signore, un'abitazione di Dio nello Spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo, nello stesso tempo e in modo mirabile fortifica le loro energie perché possano predicare il Cristo. Così a coloro che sono fuori, essa mostra la Chiesa, come vessillo innalzato di fronte alle nazioni, sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi, finché ci sia un solo ovile e un solo pastore. Per realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, « offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti», sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l'inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di aver parte con essi; aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli comparirà, egli che è la nostra vita, e noi saremo manifestati con lui nella gloria.

2° mistero: la flagellazione di Gesù
Dal Vangelo secondo Matteo
Pilato quando vide che non poteva fare niente e che anzi la gente si agitava sempre di più, fece portare un po' d'acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse: "Sono affari vostri!" Tutta la gente rispose: "Il sangue suo ricada su di noi e sui nostri figli!" Allora Pilato lasciò libero Barabba, fece frustare a sangue Gesù, poi lo consegnò ai soldati per farlo crocifiggere.

Meditazione 

Dalle meditazioni del cardinal Sarah

Non c'è dubbio che, come ci ha ricordato Papa Francesco, l'immagine virtuale non sostituisce la presenza fisica. Gesù è venuto a toccarci nella nostra carne. I sacramenti estendono la sua presenza a noi. Va ricordato che la logica dell'Incarnazione, e quindi dei sacramenti, non può fare a meno della presenza fisica. Nessuna trasmissione virtuale sostituirà mai la presenza sacramentale. A lungo termine, potrebbe persino essere dannoso per la salute spirituale del sacerdote che, invece di rivolgere lo sguardo a Dio, guarda e parla a un idolo: a una telecamera, allontanandosi così da Dio che ci ha amato fino al punto di liberare il suo unico Figlio sulla croce affinché possiamo avere la vita. Dobbiamo stare attenti: la moltiplicazione delle messe filmate potrebbe accentuare questa logica di spettacolo, questa ricerca di emozioni umane. Papa Francesco ha esortato i sacerdoti a non diventare uomini di spettacolo, maestri dello spettacolo. Dio si è incarnato in modo che il mondo potesse avere vita: Dio non è venuto nella nostra carne per il piacere di impressionarci o per allestire uno spettacolo, ma piuttosto per condividere con noi la pienezza della sua vita. Gesù, che è il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16) e al quale il Padre ha dato di avere la vita in se stesso (Gv 5, 26) non è venuto solo per placare l'ira di suo Padre o cancellare qualsiasi debito. E' venuto per dare la vita e per darla in abbondanza. E ci dà questa pienezza di vita morendo sulla croce. Ecco perché nel momento in cui il sacerdote, in una vera identificazione con Cristo e con umiltà, celebra la santa messa, deve poter dire: "Sono crocifisso con Cristo. Vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me" (Gal 2, 19-20). Deve sparire dietro Gesù Cristo e lasciare che Cristo sia in diretto contatto con il popolo cristiano. Il sacerdote deve quindi diventare uno strumento che lascia trasparire Cristo. Cristo. Non deve cercare la simpatia dell'assemblea ponendosi di fronte come principale interlocutore. Entrare nello spirito del Concilio suppone al contrario di fare un passo indietro, di rinunciare a essere il punto focale. L' attenzione di tutti deve rivolgersi a Cristo, alla croce, il vero centro di ogni culto cristiano. Si tratta di lasciare che Cristo ci prenda e ci associ al suo sacrificio. La partecipazione al culto liturgico deve essere intesa come una grazia di Cristo "che si unisce alla Chiesa" (SC 7). E' lui che ha iniziativa e primato. "La Chiesa l'invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno Padre" (SC 7).

3° mistero: Gesù coronato di spine 
Dal Vangelo secondo Giovanni

I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi.

Meditazione 
Dalle meditazioni del cardinal Sarah

La mentalità occidentale contemporanea, modellata dalla tecnica e affascinata dai media, a volte ha voluto rendere la liturgia un'opera educativa efficace e redditizia. In questo spirito, abbiamo cercato di rendere le celebrazioni amichevoli e attraenti. Gli attori liturgici, animati da motivazioni pastorali, a volte volevano fare un lavoro educativo introducendo elementi profani o spettacolari nelle celebrazioni. Non abbiamo visto fiorire testimonianze, messe in scena e applausi? Crediamo quindi di favorire la partecipazione dei fedeli e riduciamo la liturgia a un gioco umano. C'è il rischio reale di non lasciare spazio a Dio nelle nostre celebrazioni. Corriamo la tentazione degli ebrei nel deserto. Hanno cercato di creare un culto a loro misura e alla loro altezza umana, non dimentichiamoci che sono finiti prostrati davanti all'idolo del vitello d'oro che si erano fatti da soli! Infine, vorrei insistere sulla realtà sacra fra tutte: la santa eucaristia. Non l'abbiamo spesso considerata di nostra proprietà? Tante volte ci siamo comunicati attraverso l'abitudine e la routine, senza preparazione o ringraziamento. La comunione non è un diritto, è una grazia libera che Dio ci offre. Questo tempo ci ricorda che dovremmo tremare di gratitudine e cadere in ginocchio davanti alla Santa Comunione.

4° mistero: la salita di Gesù al Calvario 
Dal Vangelo secondo Matteo

Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. E sedutisi, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei».

Meditazione 
Dalle meditazioni del cardinal Sarah

Oggi, attraverso una malattia che non ha voluto, Dio ci offre la grazia di sentire quanto ci mancano le nostre chiese. Dio ci offre la grazia di provare che abbiamo bisogno di questa casa che sta al centro delle nostre città e dei nostri villaggi. Abbiamo bisogno di un posto, un edificio sacro, vale a dire riservato esclusivamente a Dio. Abbiamo bisogno di un luogo che non sia solo uno spazio funzionale per incontri e intrattenimento culturale. Una chiesa è un luogo in cui tutto è orientato verso la gloria di Dio, l'adorazione della sua maestà. Non è tempo, quando si legge il libro di Ezechiele, di riguadagnare il senso di sacralità? Vietare manifestazioni profane nelle nostre chiese? Riservare l'accesso all'altare solo ai ministri del culto? Per bandire le grida, gli applausi, le conversazioni mondane, la frenesia delle fotografie di questo luogo in cui Dio viene a vivere? "La chiesa non è un luogo in cui ogni mattino si svolge qualcosa, mentre rimarrebbe vuota e 'senza funzione' per il resto della giornata. In quel luogo che è la chiesa c'è sempre la Chiesa, poiché il Signore si dona sempre, poiché rimane il mistero eucaristico e poiché avanzando verso questo mistero, siamo sempre inclusi nel culto divino di tutta la Chiesa credente, orante e amante. Conosciamo tutti la differenza tra una chiesa piena di preghiere e una chiesa che è diventata un museo. Oggi corriamo il grande pericolo che le nostre chiese diventino musei".

5° mistero: la morte di Gesù sulla croce
Dal Vangelo secondo Luca

Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.

Meditazione 

Dalle meditazioni del cardinal Sarah

Una società che perde il senso del sacro corre il rischio di regredire alla barbarie. Il senso di grandezza di Dio è il cuore di tutta la civiltà. In effetti, se ogni uomo merita rispetto, è fondamentalmente perché è creato a immagine e somiglianza di Dio. La dignità dell'uomo è un'eco della trascendenza di Dio. Se non tremiamo più di gioia gioiosa e riverente davanti alla maestà divina, come riconosceremo in ogni persona un mistero degno di rispetto? Se non vogliamo più inginocchiarci umilmente e come segno di amore filiale davanti a Dio, come potremmo inginocchiarci davanti all'eminente dignità di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio? Se non accettiamo più di inginocchiarci rispettosamente e in adorazione davanti alla presenza più umile, più debole e più insignificante, ma più reale e più viva che è la santa eucaristia, come esiteremmo a uccidere il bambino non ancora nato, il più debole, il più fragile e legalizzare l'aborto, che è un crimine orribile e barbaro? Perché ora conosciamo la verità, grazie al progresso della genetica fondamentale, che l'ha appena stabilita scientificamente in modo definitivo e inconfutabile: il feto umano è stato dal momento della sua concezione un essere pienamente umano. Se perdiamo il senso di adorare Dio, le relazioni umane saranno colorate con volgarità e aggressività. Più saremo rispettosi verso Dio nelle nostre chiese, più saremo in grado di essere delicati e cortesi con i nostri fratelli nel resto della nostra vita.